Le forze speciali italiane hanno ufficialmente i loro Combat Medic. I ministeri della Difesa e della Salute hanno firmato un decreto che riconosce formalmente la qualifica, ma i nostri incursori operano in questo ruolo da anni e con ottimi risultati
L’Italia ha ufficialmente i suoi soccorritori militari (Combat Medics) delle forze speciali. Il 20 ottobre il Ministero della Difesa e quello della Salute hanno firmato un decreto che riconosce la qualifica. Nel nostro paese, infatti, finora non era formalmente prevista questa figura, nonostante gli operatori delle forze speciali da anni si addestrino come Combat Medic presso strutture della NATO e internazionali come il Mid Level Provider-Special Operations Combat Medics (SOCM), in cui nel 2020 il primo del corso è stato un alpino del Quarto Reggimento (Ranger), e il 18D dei Berretti Verdi Usa. Inoltre, hanno operato in questo ruolo già in diverse missioni internazionali. Tanto che nel 2018 un incursore del Nono Reggimento Col Moschin è stato il primo italiano insignito del titolo di “Medic of the year” dalla Scientific Assembly – Special Operations – Medical Association (SOMSA) per aver coordinato insieme ad altri colleghi internazionali un ospedale da campo (Casualty Collection Point) durante la battaglia di Mosul contro lo Stato Islamico in Iraq. Il graduato è stato anche insignito della Croce d’Argento al Merito dell’Esercito.